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Congo novembre 2011

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Carissimi,

sta diluviando da due giorni, siamo in piena stagione delle piogge, ormai da fine ottobre, un po’ in ritardo quest’anno. E’ la settima stagione delle piogge che vedo qui in Congo.

Questa stagione è più calda e umida dell’altra, quella della secca, che corrisponde ai mesi estivi in Italia, ma è molto più bella, meno polverosa, più africana.

La si desidera, dopo i mesi di secca: l’erba diventa più verde, ci sono più fiori, anche se qui in Congo non c’è una concentrazione di fiori in un dato periodo dell’anno come in Italia; gli uccelli cantano di più e meglio, ci sono anche meno malattie. L’inizio della stagione delle piogge è un po’ come la primavera da noi.

Parlando di uccelli e dei loro canti, una delle fortune di abitare a Kinshasa è che questa megalopoli è molto verde, con un’infinità di alberi di mango, papaya, palme da olio (quelle del Palmolive), cocchi, piante da fiore, e alberi e piante di tutti i tipi. Dato che gli edifici alti sono pochi e al centro, quando si guarda la città nel suo insieme, come da dove abito, un po’ su per una piccola collina, dato che gli alberi spuntano più alti delle case, sembra di guardare un immenso parco, con il fiume Congo sotto casa e la sua bella vallata, quando il cielo è limpido, cosa non tanto comune.
In questo “parco” urbano ci sono allora uccelli di tutti i tipi: aironi, dato anche l’ambiente acquatico, grandi pappagalli grigi e rossi (gli shakù), corvi grandi, neri e bianchi (qui stranamente non ci sono avvoltoi, e i corvi li sostituiscono), i bei “ndeke ya makako” o uccelli-scimmia, chiamati così perché hanno una coda molto lunga e curva come le scimmie, e come loro sono frugivori, dei superbi uccellini “metallizzati”, color rosso fuoco e verde smeraldo, analoghi agli uccelli mosca sudamericani, ma di altra famiglia, tortore, una varietà di passeri, un’infinità di uccellini piccolissimi, tipo bengalini, di tutte le specie e di colori commoventi, e poi uccelli simili ai merli, ai tordi, ai lucherini e verzellini, ai verdoni e ai fringuelli, anche se non ci sono veri Fringillidae, e molti altri. Cantano in modo delizioso, e in modo molto diverso che da noi, giorno e notte secondo le specie, delle volte ti svegliano, altre volte ti incantano. Mi piacerebbe essere ornitologo per conoscerli meglio e registrarne il canto, come pure saper riconoscere la specie dal canto. Mi ricordo di una volta, anni fa (diciamo 20 esatti) in cui andavo in giro nelle foreste del Cameroon con un padre Scolopio che appunto registrava la voce e il canto degli uccelli e li studiava.
La settimana scorsa è stata una settimana preziosa per la nostra comunità. E’ venuto da Roma il nostro Superiore generale, P. Alvise Bellinato, veneziano, e il 15 novembre abbiamo celebrato nella nostra casa d’accoglienza la professione temporanea (i primi voti annuali) di tre novizi, che mi erano stati affidati un anno fa. Abbiamo deciso di celebrare l’eucaristia e il rito della professione nel nuovo campo di calcetto coperto, che serve, d’ora in poi, anche da “aula magna” e da cappella per le grandi occasioni, oltre che di cortile di ricreazione della scuola quando piove e quando il sole picchia troppo forte; Ha celebrato il padre superiore in francese, ma con molti canti e balli in stile locale e in Lingala, e con tutta la ricca simbologia locale. Poi c’è stato il pranzo per circa 200 persone, parenti, amici, altri novizi e novizie e giovani religiosi/se, comunità amiche e così via. Vedere come i bambini e ragazzi (247 quest’anno) sono stati buoni per tutta la lunghissima celebrazione, e come incantati. Vorrei vedere da noi. Noi intanto oltre a provare una grande gioia, ci scioglievamo in sudore, con l’abito nero completo e con i paramenti bianchi sopra.
Qualche giorno dopo, il 20, domenica di Cristo Re, abbiamo celebrato la professione perpetua della prima leva dei nostri seminaristi congolesi. Questa volta lo abbiamo fatto in parrocchia, con la chiesa piena e molto entusiasmo popolare; inoltre ho presieduto io la messa, in Lingala, cantando tutta la messa e come al solito “ballando” sull’altare. L’omelia era stata preparata, e molto bella, dal superiore generale, che ha presieduto il rito della professione in francese. L’avevo tradotta in Lingala classico e l’ho detta a suo nome così spontanea, mi veniva dal cuore per la gioia. In tanti anni era la prima volta che celebravo la messa cantata in Lingala in mezzo al popolo in una parrocchia (cosa che faccio due volte alla settimana nella nostra cappella); sono stati tutti stupefatti che ci riuscissi e ho ricevuto una quantità di lodi. Poi ci siamo spostati alla Casa d’accoglienza e c’è stato il pranzo come l’altra volta.
Tra parentesi, nella domenica di Cristo Re sono entrato in Congregazione, 53 anni fa.
Tutto è riuscito benissimo e, naturalmente, alla fine di queste celebrazioni e di tutta la settimana eravamo tutti molto stanchi. Di queste celebrazioni potete vedere le foto e dei testi nel sito Cavanis: www.Cavanis.org
Intanto continuo a fare il Maestro dei novizi e ne ho attualmente cinque dell’anno in corso di noviziato. L’anno prossimo dovrebbero essere sette. E si va avanti fin che si può. Inoltre do lezioni al nostro corso di Propedeutica, sono formatore dei teologi e altri seminaristi professi e dirigo la delegazione, ossia la parte territoriale congolese. P. Manoel e P. Elias si occupano invece più direttamente di me della Casa di accoglienza e dell’aspirantato e postulantato, nell’altra casa, non molto distante da questa dove abito, che è noviziato e teologato. P. Manoel fa anche l’economo e P. Elias, più degli altri, fa le compere quotidiane per nutrire e provvedere questa grande famiglia di 280 persone.
Noi Cavanis qui a Kinshasa, siamo ora 3 padri, 3 professi perpetui candidati al diaconato, che riceveranno ben presto, 4 professi temporanei di cui due a Roma in Teologia e due a Kinshasa in III filosofia, 5 novizi, 7 postulanti studenti di filosofia nel primo anno, 12 aspiranti propedeutici, 15 aspiranti esterni, in tutto 49. E’ una grazia questo risultato così abbondante, nonostante le selezioni sistematiche e i momenti di crisi, in solo sette anni; non vi dico il lavoro. Ma la soddisfazione è grande. Anche questo aspetto, oltre a quello della Casa d’accoglienza, sta andando bene. I tre anziani ci aiutano già molto e lo faranno anche di più in seguito. Sono già veri religiosi Cavanis e mi sento veramente in famiglia. Tra un paio d’anni potremo pensare a aprire altre attività, a Kinshasa o altrove.
Ora siamo sotto elezioni: il 28 novembre si vota per il presidente della Repubblica e per la camera dei deputati e il senato. La città è in ebollizione ma in modo civile. Speriamo (e prevediamo) che questa volta le cose saranno più serene, senza guerre urbane, non come quattro anni fa. Vi saprò dire. Il clima per ora è tranquillo, anche se i giornali fanno previsioni non tanto rassicuranti. Sabato scorso, cosa incredibile anche qui, il governatore della città/provincia di Kinshasa durante una dimostrazione a dato ordine ai soldati di sparare sulla folla, tipo i tempi di Umberto I° e il generale Beccaria: il popolo si è immediatamente disperso, ma anche cosí ci sono stati 4 morti in questa occasione; altri qua e là in altre situazioni. Vi racconto una cosa che sembra una barzelletta. L’altro ieri uno dei nostri seminaristi teologi stava insegnando religione in quarta elementare. Per parlare dell’avvento del Signore, ha fatto il solito esempio: che cosa fareste se e venisse a casa vostra il presidente della repubblica? E si aspettava la risposta classica “Sarebbe un grande onore ecc.”. Invece i bambini si sono guardati e poi hanno risposto “Lo prenderemmo a sassate”. Questo è il clima almeno a Kinshasa, dove abita un settimo della popolazione. Ma probabilmente vincerà.
Vi saluto affettuosamente e la prossima circolare vi arriverà per Natale.
Giuseppe/Bepi

 

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