Kinshasa - Congo “Carissimi, E’ il giorno di Natale, non sono ancora riuscito a mandare la dovuta dose di auguri a quasi nessuno, per mancanza di tempo, e mi scuso con le care persone, amici e parenti e confratelli, che mi hanno mandato gli auguri; questa lettera vale di ringraziamento e di risposta. E’ il sesto Natale che passo in Congo. Con questa natività africana, vi mando i più affettuosi auguri di buon Natale e di un 2011 pieno di grazia, di amore e di pace. Beati i costruttori di pace.
Ieri sono uscito, dopo un mese che non lo facevo, a fare le compere natalizie, e anche per uscire un giorno dall’ambiente un po’ monastico del Noviziato (sono di nuovo maestro de novizi quest’anno. La quantità di poveri, ciechi, paralitici, zoppi, gente in sedie a rotelle, bambini di strada (xegués), che domandavano l’elemosina nel traffico convulso della vigilia, mi ha fatto veramente impressione, e ho cercato di aiutarne più che ho potuto. Sono persone che non hanno davvero la possibilità di lavorare e di guadagnare qualcosa, per mangiare almeno un pasto decente il giorno di Natale. Senza contare gli innumerevoli impiegati e funzionari pubblici che non sono pagati da mesi, come al solito e senza contare il numero immenso di disoccupati o lavoratori giornalieri, che mangiano quando trovano un giorno di lavoro.
Nonostante la bella festa del cinquantenario dell’indipendenza del 30 giungo scorso, e il discorso (troppo) ottimistico del presidente Kabila per la fine dell’anno, il paese va male, la guerra è ricominciata all’est nella regione dei laghi, dove per la verità non era mai finita del tutto. Un ambasciatore per i diritti dell’uomo della Francia e l’ambasciatore locale degli USA hanno fatto in questi giorni, proprio per Natale, le loro critiche alla situazione dei diritti umani in Congo RDC. Hanno ragione, naturalmente, ma si dimenticano, o vogliono dimenticare, che sono proprio i loro rispettivi paesi che hanno creato la situazione presente, con l’evidente collaborazione delle élites locali, forzando la mano al Congo a far entrare in questo paese le milizie Hutu e altre, dal Rwanda, dopo il grande genocidio del 1994.
Inoltre, le armi in gioco vengono in buona parte dallla Francia e dagli USA, senza dimenticare che un’infinità di armi, vendute e comperate nel mercato internazionale, vengono dall’Italia, tipo Valtrompia (Beretta) e altre industrie di armi. Le mine anti-uomo sono una specialità italiana e fanno strage in tutta l’Africa, anche per decenni dopo le guerre e guerriglie. Gli adulti e i bambini che si vedono trascinarsi con le stampelle, o locomuoversi su sedie a rotelle con una catena e un carter che fanno avanzare la sedia con una manovella a mano, nel sole impietoso e spesso in salita, sono un prodotto, in buona parte della piccola o grande industria italiana. Mi ricordo che, quend’ero parroco a Monterusciello (Pozzuoli) rifiutavo ogni anno l’invito di andare a benedire e/o a celebrare la messa nella fabbrica dell’Alenia, che fa appunto armi.
Be’, è un discorso un po’ triste per Natale. Ma ci si puo’ pensare un po’. Sono pochi gli innocenti. Come diceva don Helder Câmara, mio amico, il benessere dei paesi ricchi ha le sue racici nel sottosviluppo (provocato) dei paesi poveri.
Veniamo a noi. Quest’anno i bambini della nostra casa d’accoglienza sono 212, a crescere, abbiamo finito la costruzione dell’edificio della scuola e della casa d’accoglienza stessa, è lunga, su due piani, 60 m e larga 20. E’ molto bella, probabilmente troppo bella, si poteva fare una cosa più semplice e di stile più africano che europea. Comunque serve perfettamente allo scopo. Ne faremo l’inaugurazione appena possibile, al momento siamo troppo stanchi per organizzarla. Stiamo ancora lavorando ai campi di gioco e a una grande cisterna, ormai necessaria. Abbiamo risolto il problema del drenaggio dell’acqua piovana (e altre acque) che qui, su terreno in discesa e di pura sabbia, era un grosso problema periodico, soprattutto come ora, nella stagione delle grandi piogge. Ma siamo decisi a finire il cantiere a fine anno; non ne possiamo più, dopo tre anni di cantiere continuo, e cantiere nelle stile locale.
ify;">La scuola interna, elementare, dalla prima alla quarta finora, va molto bene e ne sono molto contento. I ragazzi/e più grandi vanno a scuola fuori, poi hanno anche loro i due pasti e ½ e il doposcuola da noi. Stanno bene di salute, grazie soprattutto alla ricca alimentazione e alle cure. I seminaristi e i padri collaborano all’educazione e soprattutto al servizio umile dei bambini e ragazzi, servendo a tavola, partecipando alle ricreazioni, dando formazione cristiana e umana, mentre gli insegnanti e il preside sono dei laici.
Dopo la notevole crisi e la diminuzione dei seminaristi del primo semestre di quest’anno, i due seminari vanno meglio e ne siamo contenti. Nel seminario dove abito io, nello stesso lotto, ci sono in due case separate il teologato e il noviziato, che seguo in modo differenziato. Nell’altro seminario, contiguo alla casa d’accoglienza o M.A.C., ci sono i seminaristi del corso di propedeutica e di filosofia. In tutto sono 18 seminaristi, più un teologo in stage alle Filippine, e uno che da novembre è passato a studiare a Roma, dove ha trovato neve e freddo, naturalmente. Gli avevo fatto un corso di 110 ore di italiano e vita pratica in Italia, e se la cava molto bene.
Tra Noviziato e propedeutica, personamente do 22 ore di scuola la settimana, più le altre attività, di preghiera, di spiritualità, di comunità, di cultura, che bisogna preparare, a volte in francese e a volte nelle lingue africane; e molte altre cose. Sto bene di salute, ma sono piuttosto stanco, naturalmente. Normalmente le persone della mia età sono in pensione, cosa molto saggia. Ma sono contento del mio impegno del Noviziato, che mi permette di pregare molto di più. E ce n’è bisogno, anche per trovare la pazienza e la costanza tanto necessarie.
A novembre scorso sono stato brevemente in Brasile, dove mi avevano invitato per darmi una medaglia (in similoro con smalto rosso e nastrino iridato, sembra una croce di guerra ed è molto bella) alla carriera di paleontologo. Mi ha fatto molto piacere, naturalmente, che si ricordino ancora di me.
La stagione è molto piovosa, calda ma quest’anno non eccessivamente, spesso la notte si respira, come pure dopo la pioggia.
Chiudo qui, rinnovando a tutti i più affettuosi auguri e saluti.
Kinshasa, 25.12.2010
Giuseppe/Bepi"